Lo Scylax di Carandia, prova di correttezza delle antiche fonti greche.
Lo Scylax di Carandia è un frammento riportato dalle “Fontes Ligurum et Liguriae Antiquae”, pubblicazione che comprende tutte le antiche fonti che citano i Liguri e la Liguria, stampata a Genova nel 1976 negli Atti della Società Ligure di Storia Patria. Dalle “Fontes Ligurum” si attinge la narrazione della navigazione effettuata lungo le coste spagnola, francese e ligure da un navigatore greco, condotta sotto costa, ma con una eccezione finale, che gli accaddemici non potevano prevedere, per cui essi non hanno finora riconosciuto la validità di questo “Periplo della Scylax”, considerandolo un falso. Ciò era dovuto a tre ragioni concomitanti: non conoscevano le tecniche di navigazione di altura, non conoscevano il toponimo Anzo di Framura, limite dell’espansione etrusca nella Liguria Orientale, non conoscevano la formula riportata nelle Tavole Nautiche dell’Istituto Idrografico della Marina a tema “Distanza in miglia alla quale un oggetto è avvistato sulla linea dell’orizzonte”. Il toponimo Anzo deriva dalla voce etrusca antion, che significa confine e il più noto di questi toponimi è Anzio (Roma). In Liguria si ritrovano Antessio, in Val di Vara, e Antola, monte genovese che forma una perfetta coppia di toponimi etruschi con Pentema, che significa “cippo di confine”. Questo toponimo si ritrova anche sul fiume Magra, presso Romito (Arcola). La narrazione della navigazione dello Scylax va quindi da Ampurias (Catalogna) fino alla Liguria orientale, cioè ad Anzo di Framura. Anzo è un “sorgitore”, cioè una piccola baia dotata di spiaggia sabbiosa, sulla quale far atterrare la prora della nave per trascorrervi la notte. Ogni sorgitore era dotato di fonte di acqua potabile, e questa si rinviene ancora oggi nel territorio di Anzo. La formula riportata nelle Tavole Nautiche così recita: la distanza alla quale si può vedere, in condizioni normali di rifrazione e di visibilità, un oggetto sulla linea dell’orizzonte è formata dal moltiplicatore 2,04 applicato al risultato della somma della radice quadrata dell’elevazione in metri dell’oggetto osservato con la radice quadrata dell’altezza in metri dell’occhio dell’osservatore. La distanza è espressa in miglia. È chiaro che l’altezza della coffa di una nave greca poteva essere attorno ai dieci-quindici metri, ma dalla costa ligure si possono vedere le Alpi Apuane, che hanno tutte vette elevate, che vanno dai 1.589 metri del Monte Altissimo alle tre cime che superano i 1.700 metri (Monti Pizzo d’Uccello, Sagro e Sella) fino ai 1.858 metri della Pania della Croce e ai 1.946 metri del più alto Monte Pisanino. Una catena di monti posta a levante, con una altezza media di 1.777 metri, non poteva passare inosservata agli antichi piloti delle navi greche. Calcolando la radice quadra di metri 10 (altezza ipotizzata della coffa) in 3,16 e di metri 1.777 (altezza media delle cime della Alpi Apuane) in 42,15 si ottiene un valore di 45,3, che deve essere moltiplicato per il fattore 2,04, ottenendosi così una distanza di avvistamento di miglia 92,4, cioè chilometri 171. Tenendo fermo questo dato, si legge quanto narrato nel “Periplo”: “La navigazione lungo il territorio dei Liguri da Ampurias fino al Rodano dura due giorni e una notte. Dopo il fiume Rodano abitano i Liguri fino ad Antion. In questa regione vi è la città grec a di Marsiglia con il suo porto. Anche Tauroeuis e Olbia sono colonie di Marsiglia. La navigazione lungo questo territorio dal fiume Rodano fino ad Antion dura quattro giorni e quattro notti. Dalle Colonne d’Ercole fino ad Antion tutta la regione è dotata di buoni porti. Dopo Antion abita la gente dei Tirreni fino alla città di Roma”. Da questa descrizione appare chiaro che Antion non può essere l’odierna Anzio. Utilizzando la carta nautica 340 dell’Istituto Idrografico della Marina “Mare Mediterraneo- Bacino Occidentale” è possibile controllare la lunghezza delle seguenti tratte di navigazione:
1) da Cabo Creus a Cabo Agde
2) da Cabo Agde alla Foce del Rodano
3) dalle Foci del Rodano a Cap d’Armes
4) da Cap d’Armes a Nizza
5) da Nizza a Capo Noli
6) da Capo Noli a Punta Mesco o Anzo di Framura, non in navigazione costiera ma in navigazione per parallello.
Dall’approdo di Noli la navigazione poteva avvenire in <altura> utilizzando come dromone le Alpi Apuane. In tal caso tutto il racconto dello Scylax, finora considerato incredibile, diventa preciso, considerando che mediamente la navigazione giornaliera risultava di 60 miglia, partendo all’alba, prima del sorgere del Sole, e fermandosi per pernottare dopo il crepuscolo serotino. Nell’ultimo tratto in altura bastava che il pilota tenesse il governo del dritto di prora (di solito fatto col legno di quercia, in greco drymos) sulle cime delle Alpi Apuane. Che questa soluzione sia accettabile ce lo confermano alcuni reperti megalitici che si rinvengono sulla costiera delle Cinque Terre. La meridiana di Monte Capri (il monte più alto delle Cinque Terre) è formata da tre pietre che permettono l’osservazione, oltre che della linea meridiana, anche della silhouette dell’isola Capraia, perfettamente inserita fra le pietre. Si noti come la longitudine di Monte Capri sia di 09° 44’ Est e la longitudine media dei rilievi dell’isola Capraia sia di 09° 49’ Est, con la differenza di appena 5’ su una distanza di miglia marine 105, corrispondente a chilometri 194,5. Nella costa di Campiglia (La Spezia) esiste una pietra-altare con nove coppelle e coppella centrale (usata per guarire da varie malattie) che forma con l’isolotto detto Scoglio Ferale un perfetto allineamento col Monviso, il monte sacro dei Liguri, in allineamento 288°. Navigando verso ovest in questa direzione si poteva raggiungere l’approdo di Varazze, alle cui spalle sono stati rinvenuti numerosi reperti preitorici e protostorici. Seguendo l’allineamento dell’Argentera (274°) si poteva raggiungere l’antico approdo di Pietra Ligure, alle cui spalle sono state rinevnute valenze archeologiche. Nella valletta di Campiglia si notano pietre allineate sull’azimuth di Capo Corso, o meglio sullo scalino che ne determina l’elevazione, posta verticalmente, che supera l’altezza dei mille metri, perché la parte più bassa della montagna non è visibile a causa della rotondità delle Terra (azimuth 210°). Sempre nella Valletta di Campiglia si trovano pietre che indicano gli azimuth di 250° e 255°, che paiono credibili proprio perché la diversità della rifrazione determina questa differenza nell’azimuth della Provenza, importante per raggiungere le colonie greche di Massalia e Antibes e successivamente la mitica Tartesso. Controllando nella carta nautica dell’Istituto Idrografico della Marina n° 434 “Mar Ligure-Mar Tirreno-Stretto di Messina” si può osservare come l’ampiezza del Golfo ligure, all’altezza di Capo Noli e in direzione di Anzo, sia di miglia 58, corrispondenti a chilometri 107, il che rientra abbondantemente nei parametri della formula per calcolare a quale distanza si può osservare un oggetto sull’orizzonte. Tutti questi riscontri ci permettono di affermare che il “Periplo dello Scylax di Carandia” (anche detto “Pseudo Scylax), sia veritiero.
1) da Cabo Creus a Cabo Agde
2) da Cabo Agde alla Foce del Rodano
3) dalle Foci del Rodano a Cap d’Armes
4) da Cap d’Armes a Nizza
5) da Nizza a Capo Noli
6) da Capo Noli a Punta Mesco o Anzo di Framura, non in navigazione costiera ma in navigazione per parallello.
Dall’approdo di Noli la navigazione poteva avvenire in <altura> utilizzando come dromone le Alpi Apuane. In tal caso tutto il racconto dello Scylax, finora considerato incredibile, diventa preciso, considerando che mediamente la navigazione giornaliera risultava di 60 miglia, partendo all’alba, prima del sorgere del Sole, e fermandosi per pernottare dopo il crepuscolo serotino. Nell’ultimo tratto in altura bastava che il pilota tenesse il governo del dritto di prora (di solito fatto col legno di quercia, in greco drymos) sulle cime delle Alpi Apuane. Che questa soluzione sia accettabile ce lo confermano alcuni reperti megalitici che si rinvengono sulla costiera delle Cinque Terre. La meridiana di Monte Capri (il monte più alto delle Cinque Terre) è formata da tre pietre che permettono l’osservazione, oltre che della linea meridiana, anche della silhouette dell’isola Capraia, perfettamente inserita fra le pietre. Si noti come la longitudine di Monte Capri sia di 09° 44’ Est e la longitudine media dei rilievi dell’isola Capraia sia di 09° 49’ Est, con la differenza di appena 5’ su una distanza di miglia marine 105, corrispondente a chilometri 194,5. Nella costa di Campiglia (La Spezia) esiste una pietra-altare con nove coppelle e coppella centrale (usata per guarire da varie malattie) che forma con l’isolotto detto Scoglio Ferale un perfetto allineamento col Monviso, il monte sacro dei Liguri, in allineamento 288°. Navigando verso ovest in questa direzione si poteva raggiungere l’approdo di Varazze, alle cui spalle sono stati rinvenuti numerosi reperti preitorici e protostorici. Seguendo l’allineamento dell’Argentera (274°) si poteva raggiungere l’antico approdo di Pietra Ligure, alle cui spalle sono state rinevnute valenze archeologiche. Nella valletta di Campiglia si notano pietre allineate sull’azimuth di Capo Corso, o meglio sullo scalino che ne determina l’elevazione, posta verticalmente, che supera l’altezza dei mille metri, perché la parte più bassa della montagna non è visibile a causa della rotondità delle Terra (azimuth 210°). Sempre nella Valletta di Campiglia si trovano pietre che indicano gli azimuth di 250° e 255°, che paiono credibili proprio perché la diversità della rifrazione determina questa differenza nell’azimuth della Provenza, importante per raggiungere le colonie greche di Massalia e Antibes e successivamente la mitica Tartesso. Controllando nella carta nautica dell’Istituto Idrografico della Marina n° 434 “Mar Ligure-Mar Tirreno-Stretto di Messina” si può osservare come l’ampiezza del Golfo ligure, all’altezza di Capo Noli e in direzione di Anzo, sia di miglia 58, corrispondenti a chilometri 107, il che rientra abbondantemente nei parametri della formula per calcolare a quale distanza si può osservare un oggetto sull’orizzonte. Tutti questi riscontri ci permettono di affermare che il “Periplo dello Scylax di Carandia” (anche detto “Pseudo Scylax), sia veritiero.