MAGICHE CINQUE TERRE : ALLINEAMENTI ASTRONOMICI E DI NAVIGAZIONE DI ALTURA
Lo studio degli allineamenti fra i crinali del Caprione ed i crinali delle Cinque Terre non
può prescindere dalla constatazione che la “pietra-altare” del Persico di Campiglia è
allineata con lo scoglio cuspidato detto “a gagiarda” (indicato in carta nautica come
“Scoglio Ferale”) e con la cuspide del Monviso, il monte delle Alpi Marittime distante
230 chilometri, alto metri 3 841 e perfettamente visibile, perché con la sua mole sovrasta
di quasi duemila metri i monti circumvicini.
Al collegamento offerto dall’allineamento cartografico, verificabile anche ad occhio nudo
nelle giornate particolarmente limpide, si va ad aggiungere la constatazione semantica
che la pietra-altare del Persico di Campiglia appare incisa con un cerchio di coppelle,
così come la pietra fallica del sito di “Canaa Granda”.
Qui le coppelle sono sette, con coppella centrale più grande, mentre nel Persico sono
nove, sempre con coppella centrale più grande (ciò è spiegabile con la più ampia
superficie offerta da questa pietra-altare). L’impianto semantico è però identico, essendo
la coppella il contenitore dell’acqua sacra della Dea Madre, dispensatrice della vita, ed
essendo il cerchio il segno propagatore dell’energia concentrata della Dea. Oltre
all’allineamento con il Monviso si riscontrano nella costiera delle Cinque Terre altri
allineamenti di pietre, e di fori di pietra, diretti verso il Monte Argentera, verso il limite
occidentale della costa del Mar Ligure (Provenza) e verso le isole dell’arcipelago toscano.
Nel sito della Valletta di Campiglia, da ritenersi area sacra per la presenza di una grande
pietra con due coppelle, esiste un allineamento, formato da un foro e da due pietre
poste a guisa di mirino, indicante l’azimut del punto in cui il profilo di Capo Corso si
innalza verticalmente (210°) oltrepassando la linea altimetrica dei 1000 metri. La
meridiana di Monte Capri, nelle giornate di perfetta visibilità, oltre che determinare la
linea meridiana, mostra, all’interno del vano delimitato da due grandi pietre parallele,
l’isola Capraia! Si noti come la longitudine di Monte Capri sia di 09° 44’ Est e come la
longitudine media dei rilievi dell’Isola Capraia sia di 09° 49’ Est, con la differenza di
appena 5’ su una distanza di 105 miglia marine, corrispondente a km 195.
Seguendo l’allineamento del Monviso (288°) si raggiunge, partendo dallo Scoglio Ferale, l’antico approdo di Varazze, alle cui spalle esistono notevoli valenze archeologiche preistoriche.
Seguendo l’allineamento dell’ Argentera (274°) si raggiunge, partendo dallo Scoglio Ferale, l’antico approdo di Pietra Ligure, alle cui spalle esistono valenze archeologiche, messe in luce recentemente .
Seguendo gli azimut indicanti la Provenza, variabili da 250° a 255° (che paiono credibili proprio perché a seconda dell’effetto della rifrazione la visione della costa muta) si raggiungono i siti delle antiche colonie greche di Massalia e Antibes e quindi, navigando verso occidente, la mitica Tartesso.
Tutto ciò ha permesso di formulare l’ipotesi che nella preistoria e nella protostoria si utilizzassero questi allineamenti per impostare la navigazione di altura nel Mar Ligure.
Ciò appare confermato da quanto scrivono Strabone, Diodoro Siculo e Posidonio, a proposito della navigazione dei Liguri:
Strabone (IV, 6, 3) : “…contro i Liguri che avevano sbarrato le strade che conducono in Iberia lungo la costa. Facevano infatti razzie per terra e per mare ed erano tanto forti….” ;
Posidonio (fr. 118 Jacoby = Diodoro V 39, 1) : “Essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle circostante della vita non scevre di pericolo. Come mercanti solcano il mare di Sardegna e quello Libico, slanciandosi coraggiosamente in pericoli senza soccorso; giacché usano barche più semplici di quelle per combattere da vicino e con un numero scarsissimo di equipaggiamenti utili per la navigazione, sopportano le più paurose condizioni atmosferiche che l’inverno crea tremendamente”
Questi allineamenti furono opera degli antichi Liguri, dei Focesi, dei Fenici, degli Etruschi, oppure si devono a più antiche tribù, capaci di navigare nel Mediterraneo ben prima del 5 000 a.C., per effettuarvi il commercio dell’ossidiana, quando il livello del mare era circa 110 metri inferiore all’attuale?
ALTURA
L'appartenenza di Luni e di Alalia alla giurisdizione della flotta romana di Capo Miseno induce a fare alcune considerazioni storiche sulla realtà dei collegamenti marittimi nell'Alto Tirreno.
Forti venti da SE avrebbero facilitato la navigazione nella tratta Capo Miseno-Alalia (l'attuale Aleria in Corsica) mentre forti venti da SW avrebbero facilitato la navigazione nella tratta Alalia -Luni.
In caso di mare calmo e di assenza di vento la navigazione sarebbe avvenuta lungo la costa, utilizzando i remi e, se favorevoli, anche le brezze costiere. E' opinione comune che la navigazione lungo la costa si svolgesse nelle ore diurne, con approdo nei sorgitori, cioè in quei siti riparati ove si potesse fare rifornimento di acqua sorgiva.
E' controverso invece se dover contare le giornate di navigazione dal punto di stacco al punto di nuovo approdo, perché per poter dare credito agli scrittori antichi di cose di navigazione sembra più verosimile dover considerare la giornata di navigazione dall'ultimo momento in cui si vedeva la terra che si abbandonava, al primo momento in cui si scorgeva la terra in cui si sarebbe fatta la sosta notturna (è chiaro che ciò dilata di molto l’unità di misura!).
Per meglio comprendere questa tematica occorre considerare l'ampiezza dell'orizzonte marino che si poteva scorgere dalla coffa di una nave antica (si noti come l'etimologia prossima sia araba, da quffa = cesta, mentre l'antica sia greca, da kophinas = cesta).
La formula nautica per il calcolo del cerchio di visibilità, espressa in miglia secondo l’algoritmo due che moltiplica la radice quadrata dell'elevazione dell'osservatore espressa in metri, considerata l'altezza di una coffa in circa dieci metri, porta a circa a sette miglia marine, il che è ben poco. Bisogna però introdurre l'elemento “altezza della costa” e nella nostra configurazione geografica la sky-line, cioè la linea di demarcazione della terra con il cielo, è ricchissima di picchi che si elevano oltre i duemila metri, con punte che si spingono nel Mar Ligure fino ai 3 841 metri del Monviso, definito da Isidoro da Siviglia proprio come “il monte che si vede da solo” (Vesulus mons, quia videtur a longe solus). Considerando quindi questa poderosa variabile si possono introdurre nella navigazione oggetti visibili da distanze che oltrepassano le cento miglia, cioè circa centottantacinque chilometri, il che fa pensare che si potesse effettuare nella protostoria navigazione di altura. Una tratta di tale navigazione potrebbe essere individuata nel percorso Luni-Provenza, come scrive Strabone: "dalle alture che circondano il <Portus Lunae> si possono vedere entrambi i mari, ai due lati, e una grande porzione di costa". Logico quindi che i marinai antichi tentassero di raggiungere detti punti notevoli dell'orizzonte, evitando di seguire l'arco ligure. La recente scoperta, sul crinale della Valletta di Campiglia, di megaliti che non paiono orientati verso asterismi (non riconducibili quindi all'archeoastronomia) ma che sono orientati per angoli che indicano punti della costa occidentale, fanno pensare ad un avvio di navigazione assistita e corretta dall'alto - con segnali di specchi o segnali di fumo o di fuoco o con suono di corni?- verso una direzione precisa, anche quando la visibilità non permettesse di scorgere fin dall'inizio della navigazione il Monviso o l’Argentera o i vari promontori della costa. La grande pietra, con nove coppelle, nel Persico (in lingua osca persklum = altare sacrificale – cerimonia sacra) e la grande pietra con due coppelle a ridosso del crinale della Valletta di Campiglia, inducono a ritenere che quei marinai, prima di partire, celebrassero riti propiziatori. Ci troviamo quindi di fronte ad una organizzazione completa della thalassocrazia di cui narra Strabone (V, II, 5 ) di “uomini dominatori di tanto mare per così tanto tempo”? Sembra proprio di sì, specie dopo il ritrovamento di due scritte incise nelle rocce di Navone e del Persico, che, pur nella difficoltà di attribuzione, sembravano essere una di origine etrusca e una di origine greca o messapica, ma che recentemente sono state attribuite dallo studioso Zavaroni Adolfo agli antichi Liguri (2015). Queste attribuzioni paiono spiegabili in senso temporale dal successo dei Greci di Gerone di Siracusa nella battaglia di Capo Licola, presso Cuma (474 a.C.). Con essa gli Etruschi persero il dominio del mare che porta il loro stesso nome, Tyrrenoi o Tyrsenoi, come narra Erodoto. Resta comunque aperta una questione: furono per primi gli Etruschi a navigare in altura oppure ciò veniva fatto anche da popoli precedenti ? Emergono infatti nuove scoperte che inducono a ritenere che già nel IV millennio a.C. il Mediterraneo fosse percorso in lungo e in largo dai “popoli del mare”. Durante una conferenza tenuta nella Sicilia Occidentale ho saputo del ritrovamento, presso Sciacca, in una delle grotte vulcaniche del Monte Kronio, dette “Stufe di San Calogero”, di alcuni otri contenenti grano non coltivato, nato spontaneamente in Palestina, e datato al radiocarbonio nel V millennio a.C.. Ciò fa capire che prima ancora dell'agricoltura e prima ovviamente dell’allagamento della grotta da parte di acque vulcaniche, marinai provenienti dal Mediterraneo Orientale avessero fatto approdo nella costa siciliana, mettendovi al sicuro provviste. Navigazioni ulteriori verso le coste sarde sono documentate dal ritrovamento nel Santuario di Monte d' Accodi (toponimo da agu - aguto, cioè la pietra della procreazione) presso Porto Torres, di quello che potrebbe essere uno ziqquart mesopotamico a più piani, un unicum in tutto il Mediterraneo Occidentale ed i in Europa. Una prima cella sacrificale, dipinta in ocra rossa, risulta distrutta da un incendio e la successiva, ricostruitavi sopra, venne datata al radiocarbonio attorno al 2590 a.C. Ciò prova, inequivocabilmente, e con il massimo di credibilità scientifica, che nel millennio precedente avvennero comunicazioni stabili fra la Mesopotamia e la Sardegna. E ovviamente non furono i Sardi ad andare in Mesopotamia, bensì avvenne l'inverso, durante navigazioni mirate alla ricerca del rame e dello stagno. Ciò è provato dalle analisi biogenetiche sulle popolazioni italiche, condotte dal prof. Alberto Piazza, collaboratore di Luca Cavalli Sforza, professore emerito di Genetica presso l’Università di Princeton, secondo le quali gli abitanti della Sardegna hanno sangue simile alla popolazione del Libano. Volendo peraltro ignorare una simile prova, il fatto che un solo zyqqurat sia nel Mediterraneo Occidentale e molti siano invece in Mesopotamia, farebbe giungere in via stocastica ad analoga conclusione.
Gli stessi studi del prof. Piazza dimostrano affinità genetiche fra la Liguria e la Sicilia, che spiegherebbero il perché di alcune coincidenze toponomastiche, finora considerate “accostamento non valido” :
Lerici in Liguria ( ve ne sono due, uno è presso Levanto ) ed Erice in Sicilia;
Tèllaro (da Tèllus + ara, l'ara della Dea Terra, la Grande Madre, la Mater Magna dei latini) fiume in Sicilia e località marittima in Liguria, pronunciata però Téllaro;
Segesta (da seges, le messi) in Sicilia e Segesta Tigulliorum, l’odierna Sestri Levante, citata da Plinio in Liguria;
Entella (da entelus = il fuoco sacro nelle Tavole di Gubbio) fiume in Liguria, ed Entello, monte a forma di verruca in Sicilia;
Levanzo, isola della Sicilia e Levanto, approdo costiero in Liguria, nonché Leivi-
Levasco, località elevata presso Chiavari (che si può ritenere sede della tribù ligure dei Leivi?).
Peraltro ciò era già noto agli storici antichi (anche se finora questi venivano poco creduti e considerati degli inaffidabili scrittori di favole). Ellanico di Mitilene scrive infatti nel V secolo a.C. che “gli Elimi vennero tre generazioni prima della guerra di Troia dalla Liguria in Sicilia.”.
Navigatori i Liguri? Certamente, anche se non tutti concordano in ciò, o meglio, riconoscono tale capacità in fase piuttosto tarda. Non si può infatti negare quanto scrive Tito Livio per gli Ingauni: “Fu intimata la consegna degli equipaggi e dei piloti delle navi corsare, e tutti vennero imprigionati”.
Il decemviro C. Matieno a sua volta catturò 32 navi lungo le coste Liguri che esercitavano la pirateria. Ne si può ignorare quanto scrive in proposito Strabone: “in effetti questi due popoli (Liguri e Celti) esercitano il brigantaggio in terra ed in mare e si mostrano così potenti che la rotta è appena praticabile da delle grandi armate".
Non costituiva ciò una buona ragione per credere ad una navigazione effettuata in altura, lontano dalle coste Liguri, per evitare i loro arrembaggi?
Come scrivono Posidonio e Diodoro Siculo, i Liguri erano noti per il loro coraggio e salpavano su rudimentali zattere quando c'era burrasca, mentre tutti gli altri naviganti, con le loro navi, non potevano far altro che mettersi a ridosso.
Potevano così raggiungere rapidamente la Sicilia e la Libia. L'etimologia ligure di barma = grotta, si trova infatti nella nostra isola Palmaria, nell'isola di Palmaiola (Elba) e nell'isola Palmarola (in antico anch'essa Palmaria) delle isole Pontine. Prova questa che i Liguri viaggiavano per meridiano!
Che i Liguri avessero colonizzato la Corsica è fuori di dubbio. Lo dimostra il toponimo del fiume Asco, che è prettamente ligure e significa “pozzo sacro” (secco) ove venivano gettati i resti dei sacrifici olocausti e le relative ceneri (asa-h in sanscrito, ash in inglese, asche in tedesco) - Un ulteriore elemento si è recentemente aggiunto a dimostrare che la Liguria Orientale era toccata da antiche rotte. Tre ingegneri chiavaresi (Casaretto, Campagnoli, Baudà) hanno identificato in alcuni "medaglioni" trovati in tombe femminili e conservati presso il Museo Archeologico di Chiavari, degli strumenti per il calcolo della latitudine, provenienti da Ninive (37°) e successivamente costruiti per la latitudine di Chiavari (44°).
Simili strumenti sono stati rinvenuti anche in Danimarca. L'analisi astronomica computerizzata ha consentito di datare il più antico di questi strumenti astrologici all'887 a.C. .
Dalle "Fontes Ligurum" si attinge la narrazione della navigazione effettuata lungo le coste spagnola, francese e ligure, condotta in parte sotto-costa ed in parte in altura, così come descritta nel “Periplo dello Scylax” (pseudo-Scylax): "La navigazione lungo il territorio dei Liguri da Ampurias fino al Rodano dura due giorni e una notte. Dopo il fiume Rodano abitano i Liguri fino ad Antion. In questa regione vi è la citta greca di Marsiglia con il suo porto. Anche Tauroeuis e Olbia sono colonie di Marsiglia. La navigazione lungo questo territorio dal fiume Rodano fino ad Antion dura quattro giorni e quattro notti. Dalle Colonne d'Ercole fino ad Antion tutta la regione è dotata di buoni porti. Dopo Antion abita la gente dei Tirreni fino alla città di Roma".
Antion è il nome antico di Framura. La navigazione giornaliera risulta essere stata di 60 miglia, con pernottamento a terra ogni notte.
Utilizzando la carta nautica 432 dell’Istituto Idrografico della marina è possibile controllare la lunghezza delle seguenti tratte di navigazione:
da Cabo Creus a Cabo Agde
da Cabo Agde alle foci del Rodano
dalle foci del Rodano a Cap d’Armes
da Cap d’Armes a Nizza
da Nizza a Capo Noli
da Capo Noli a Punta Mesco.
Dall'approdo di Noli la navigazione doveva avvenire in <altura> utilizzando come dromone le Alpi Apuane. In tal caso tutto il racconto dello pseudo-Scylax, finora considerato incredibile dagli storici - sia perché alcuni consideravano Anzio di Roma e non Anzio di Framura, sia perché molti ignoravano la possibilità di navigare in altura - diviene chiaro e sperimentabile da chi ancora oggi voglia dedicarsi alla navigazione a vela lungo gli antichi itinerari dei marinai greci.
Bibliografia
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Istituto Idrografico della Marina - Genova =
Carta Nautica 3 - DA PORTOFINO AL GOMBO -1 : 100 000
Carta Nautica 4 - DAL GOMBO AL CANALE DI PIOMBINO E ISOLE D’ELBA -
CAPRAIA - GORGONA - 1 . 100 000
Carta Nautica 115 – GOLFO DI LA SPEZIA - 1 : 25 000
Carta Nautica 432 – DAL MAR BALEARICO AL MAR TIRRENO - 1: 1 000 000
Carta Nautica 2150 - DA CAP CORSE A PUNTA DI L’ACCIUOLO - GOLFO DI
SAINT FLORENT - 1 : 50 300
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Osservatorio Astronomico di Genova – Bollettino n. 65 del giugno 1994 – articolo
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Strabon – GÉOGRAPHIE – Tome III, Livres V et VI , Editions Les Belles Lettres,
Paris, 1967
Tito Livio – STORIA DI ROMA – LIBRI XXXIX-XL - a cura di C. Vitali – Zanichelli,
Bologna, 1973
Il settore Sud dei panorami visibili dal Golfo della Spezia
(E.Calzolari)
Il promontorio più orientale della Liguria, prospiciente le Alpi Apuane, già indicato nella cartografia di
Tolomeo : Claudii Ptolemaei – Cosmographia – Tabulae, Grafica Gutenberg, Gorle, 1975 – Tabula Sexta,
Europae, come risulta dalla copia del Codice V F. 32 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Un ingrandimento di tale porzione di costa è stato pubblicato nel volume “Lerici e il mare – Storie di
marinai, di pirati, di armatori e di naviganti – scritto dall’autore e pubblicato con Luna Editore, La Spezia,
1999, nel retrocopertina. Fra gli ottomila toponimi elencati da Tolomeo e corredati delle prime
coordinate geografiche, figura anche la Foce del fiume Magra : Latitudine 42° 50’ N – Longitudine
30° 45’ Est (da <Fontes Ligurum> pag. 6)
L’immagine della pietra-altare, fornita di nove-coppelle con coppella centrale, è pubblicata alla pagina 39
del libro dell’autore a titolo “La Comunità di Fabiano – segni, riti e miti di Indoeuropei, Celti e Ariani
sulle alture del Golfo della Spezia”, Luna Editore, La Spezia, 1994.
Golfo della Spezia – Istituto Idrografico, carta n. 115, scala 1 : 25 000
Si veda la fotografia pubblicata alla pagina 89 del volume “Magiche Cinque Terre”, Luna Editore, La
Spezia, 1999.
Sita in località Guercio, in territorio del Comune di Arcola. Si veda la scheda pubblicata nel libro “La
Spezia e il mare e il Golfo della Luna” di De Nevi P. & Senese S. , Luna Editore, La Spezia, 1997. Si veda
la scheda nel sito Internet HYPERLINK "http://www3.shiny.it/caprione" http://www3.shiny.it/caprione
Si vedano le definizioni del Glossario dei Simboli, presenti alle pagine 322 e 323 del volume di Marija
Gimbutas – Il Linguaggio della Dea – Longanesi, Milano, 1990.
Trattasi del Monte Alticcione, di m 1 139. Si confronti la carta nautica dell’Istituto Idrografico n. 2 150
“Da Cap Corse a Punta di l’Acciolu – Golfo di Saint Florent” – scala 1 : 50 300.
Si veda il Bollettino Osservatorio Astronomico di Genova, N°.65 / 1994 – articolo dell’autore, a titolo :
“Meridiane preistoriche nelle Cinque Terre?” pagg. 23-27 – Si vedano le carte nautiche dell’Istituto
Idrografico 432 “Dal Mar Balearico al Mar Tirreno” (scala 1 : 1000 000); 4 “Dal Gombo al Canale di
Piombino e Isole d’Elba - Capraia - Gorgona “ (scala 1 : 100 000); 3 “Da Portofino al Gombo” (scala
1 : 100 000).
Odetti G. - Pietra Ligure e la Val Maremola dalla preistoria alla storia – Comune di Pietra Ligure, 1996.
Fontes Ligurum, pag. 28
Fontes Ligurum, pag. 99
“Non destructive analytical method (SEM-EDS) to discriminate obsidian archaeological artefacts” –
Acquafredda P, Andriani T,. LorenzoniS. & Zanetin E. – Diparttimento Geomineralogico, Università di
Bari, via E. Orabona, 70125, Bari
Combourieu-Nebut N., Paterne M., Turon J.L. & Siani G. – “A high-resolution record of the last
deglaciation in the Central Mediterranean Sea: palaeovegetation and palaeohydrological evolution” –
Elsevier Science, Quaternary Science Reviews, vol. 17, pagg. 303-317
Voce nel “Dizionario di Toponomastica”- UTET, Torino, 1990
Strabone – Geografia (V, 2, 5)
Ancillotti & Cerri – Le Tavole di Gubbio e la Civiltà degli Umbri – Edizione Jama, Perugia, 1996
Strabon (V, 2, 5) – « tous les avantages qu’on attend d’une base navale utilisèe par des hommes ayant
imposé leur thalassocratie sur une mer aussi vaste et pendant si longtemps » - pag.63 – Géographie –
tome III – Livres V et VI – Editions Les Belles Lettres, Paris, 1967
R.A. Staccioli – Gli Etruschi –mito e realtà – Fratelli Melita, La Spezia, 1987 – pagg. 21-29.
Si veda il sito HYPERLINK "http://www.sciacca.it/LaStoria/archeologia.htm" http://www.sciacca.it/LaStoria/archeologia.htm che attinge notizie dal libro “Sciacca
Terme – Guida Turistica” di Salvatore Cantone. Si veda soprattutto il sito
httpp://www.termeitaliane.com/sicilia/sciterfi.htm, ove si legge, a proposito della frequentazione delle
grotte nel periodo Neolitico : “Questa grande rivoluzione nell’attività economica è ormai accertato che
abbia avuto luogo nei paesi del vicino Oriente (Palestina e Siria) e che ben presto i risultati abbiano
raggiunto la Sicilia lasciando traccie proprio nelle stufe”.
Proposta inedita dell’autore, derivata dagli studi del Maruotti in “Italia sacra preistorica – la
dimensione europea delle Tavole di Gubbio” ove vengono comparate le voci gaczum, catzum, lingam,
spina, cona, coni, cucno ed i “reperti conici o fallici” (pag. 102)
Guide Archeologiche U.I.S.P.P. N° 2 – Sardegna – ABACO Edizioni, Forlì, 1996, pagg. 10-17
Piazza Alberto - “L’eredità genetica dell’Italia antica” – Le Scienze n. 278/maggio 1991; Piazza Alberto
et alii – “Genetics and the Origin of European Languages – PNAS 92:5836 – 40.
Si veda la complessa produzione di libri ed articoli di Cavalli Sforza nel sito Internet
http://www.balzan.it/italiano/pb1999/cavalli/bibliografia.htm
si veda la voce “Entella” nel Dizionario di Toponomastica UTET, pag. 259
(Historia, libr.3, 7)
si veda la voce “Leivi” nel Dizionario Toponomastico UTET, pag. 349
si veda in proposito l’articolo “Il segreto dell’oracolo? Un gas allucinogeno” di Alessandro Saragosa, su
“Le Scienze”, n. 403/marzo 2002
Adragna V. – Erice – Coppola Editore, Trapani, 1986, pag. 9
Tito Livio – Storia di Roma , libri XXXIX-XL, a cura di C. Vitali, Zanichelli, Bologna, 1973, pagg. 225
Tito Livio – Storia di Roma, ibidem,pag. 227.
Strabone (Libro IV, 6, 3) – “Fontes Ligurum” pag. 28.
Vedi nota n. 11
vedi lo studio riportato alla pagina 36 del libro “La Comunità di Fabiano” dell’autore; vedi la pagina 124
del libro “Book of Irish names” di P.W. Joyce.
vedi la voce di Glossario “Marinasco” in "La Comunità di Fabiano-segni, riti e miti di Indoeuropei, Celti
e Ariani sulle alture del Golfo della Spezia- Lunaeditore, La Spezia, 1994.
si veda l'articolo di Ada Lorini nel giornale "Il Secolo XIX" del 28.03.2001.
« Fontes Ligurum » - Scylax Cariand. (pseudo) – pagg. 85 - 86
trattasi di Anzio o Anzo di Framura e non di Anzio di Roma, entrambi toponimi di origine etrusca da
antion = confine. Il passo deve leggersi come indicazione che la gente dei Tirreni viveva nel litorale fra i
due Anzio, di Framura a nord, e di Roma a sud.
Termine di derivazione greca, da drymos, quercia , indicante un palo di legno che serve da segnale. Si veda
nel “Vocabolario Etimologico” di Ottorino Pianigiani la voce “dromo”
può prescindere dalla constatazione che la “pietra-altare” del Persico di Campiglia è
allineata con lo scoglio cuspidato detto “a gagiarda” (indicato in carta nautica come
“Scoglio Ferale”) e con la cuspide del Monviso, il monte delle Alpi Marittime distante
230 chilometri, alto metri 3 841 e perfettamente visibile, perché con la sua mole sovrasta
di quasi duemila metri i monti circumvicini.
Al collegamento offerto dall’allineamento cartografico, verificabile anche ad occhio nudo
nelle giornate particolarmente limpide, si va ad aggiungere la constatazione semantica
che la pietra-altare del Persico di Campiglia appare incisa con un cerchio di coppelle,
così come la pietra fallica del sito di “Canaa Granda”.
Qui le coppelle sono sette, con coppella centrale più grande, mentre nel Persico sono
nove, sempre con coppella centrale più grande (ciò è spiegabile con la più ampia
superficie offerta da questa pietra-altare). L’impianto semantico è però identico, essendo
la coppella il contenitore dell’acqua sacra della Dea Madre, dispensatrice della vita, ed
essendo il cerchio il segno propagatore dell’energia concentrata della Dea. Oltre
all’allineamento con il Monviso si riscontrano nella costiera delle Cinque Terre altri
allineamenti di pietre, e di fori di pietra, diretti verso il Monte Argentera, verso il limite
occidentale della costa del Mar Ligure (Provenza) e verso le isole dell’arcipelago toscano.
Nel sito della Valletta di Campiglia, da ritenersi area sacra per la presenza di una grande
pietra con due coppelle, esiste un allineamento, formato da un foro e da due pietre
poste a guisa di mirino, indicante l’azimut del punto in cui il profilo di Capo Corso si
innalza verticalmente (210°) oltrepassando la linea altimetrica dei 1000 metri. La
meridiana di Monte Capri, nelle giornate di perfetta visibilità, oltre che determinare la
linea meridiana, mostra, all’interno del vano delimitato da due grandi pietre parallele,
l’isola Capraia! Si noti come la longitudine di Monte Capri sia di 09° 44’ Est e come la
longitudine media dei rilievi dell’Isola Capraia sia di 09° 49’ Est, con la differenza di
appena 5’ su una distanza di 105 miglia marine, corrispondente a km 195.
Seguendo l’allineamento del Monviso (288°) si raggiunge, partendo dallo Scoglio Ferale, l’antico approdo di Varazze, alle cui spalle esistono notevoli valenze archeologiche preistoriche.
Seguendo l’allineamento dell’ Argentera (274°) si raggiunge, partendo dallo Scoglio Ferale, l’antico approdo di Pietra Ligure, alle cui spalle esistono valenze archeologiche, messe in luce recentemente .
Seguendo gli azimut indicanti la Provenza, variabili da 250° a 255° (che paiono credibili proprio perché a seconda dell’effetto della rifrazione la visione della costa muta) si raggiungono i siti delle antiche colonie greche di Massalia e Antibes e quindi, navigando verso occidente, la mitica Tartesso.
Tutto ciò ha permesso di formulare l’ipotesi che nella preistoria e nella protostoria si utilizzassero questi allineamenti per impostare la navigazione di altura nel Mar Ligure.
Ciò appare confermato da quanto scrivono Strabone, Diodoro Siculo e Posidonio, a proposito della navigazione dei Liguri:
Strabone (IV, 6, 3) : “…contro i Liguri che avevano sbarrato le strade che conducono in Iberia lungo la costa. Facevano infatti razzie per terra e per mare ed erano tanto forti….” ;
Posidonio (fr. 118 Jacoby = Diodoro V 39, 1) : “Essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle circostante della vita non scevre di pericolo. Come mercanti solcano il mare di Sardegna e quello Libico, slanciandosi coraggiosamente in pericoli senza soccorso; giacché usano barche più semplici di quelle per combattere da vicino e con un numero scarsissimo di equipaggiamenti utili per la navigazione, sopportano le più paurose condizioni atmosferiche che l’inverno crea tremendamente”
Questi allineamenti furono opera degli antichi Liguri, dei Focesi, dei Fenici, degli Etruschi, oppure si devono a più antiche tribù, capaci di navigare nel Mediterraneo ben prima del 5 000 a.C., per effettuarvi il commercio dell’ossidiana, quando il livello del mare era circa 110 metri inferiore all’attuale?
ALTURA
L'appartenenza di Luni e di Alalia alla giurisdizione della flotta romana di Capo Miseno induce a fare alcune considerazioni storiche sulla realtà dei collegamenti marittimi nell'Alto Tirreno.
Forti venti da SE avrebbero facilitato la navigazione nella tratta Capo Miseno-Alalia (l'attuale Aleria in Corsica) mentre forti venti da SW avrebbero facilitato la navigazione nella tratta Alalia -Luni.
In caso di mare calmo e di assenza di vento la navigazione sarebbe avvenuta lungo la costa, utilizzando i remi e, se favorevoli, anche le brezze costiere. E' opinione comune che la navigazione lungo la costa si svolgesse nelle ore diurne, con approdo nei sorgitori, cioè in quei siti riparati ove si potesse fare rifornimento di acqua sorgiva.
E' controverso invece se dover contare le giornate di navigazione dal punto di stacco al punto di nuovo approdo, perché per poter dare credito agli scrittori antichi di cose di navigazione sembra più verosimile dover considerare la giornata di navigazione dall'ultimo momento in cui si vedeva la terra che si abbandonava, al primo momento in cui si scorgeva la terra in cui si sarebbe fatta la sosta notturna (è chiaro che ciò dilata di molto l’unità di misura!).
Per meglio comprendere questa tematica occorre considerare l'ampiezza dell'orizzonte marino che si poteva scorgere dalla coffa di una nave antica (si noti come l'etimologia prossima sia araba, da quffa = cesta, mentre l'antica sia greca, da kophinas = cesta).
La formula nautica per il calcolo del cerchio di visibilità, espressa in miglia secondo l’algoritmo due che moltiplica la radice quadrata dell'elevazione dell'osservatore espressa in metri, considerata l'altezza di una coffa in circa dieci metri, porta a circa a sette miglia marine, il che è ben poco. Bisogna però introdurre l'elemento “altezza della costa” e nella nostra configurazione geografica la sky-line, cioè la linea di demarcazione della terra con il cielo, è ricchissima di picchi che si elevano oltre i duemila metri, con punte che si spingono nel Mar Ligure fino ai 3 841 metri del Monviso, definito da Isidoro da Siviglia proprio come “il monte che si vede da solo” (Vesulus mons, quia videtur a longe solus). Considerando quindi questa poderosa variabile si possono introdurre nella navigazione oggetti visibili da distanze che oltrepassano le cento miglia, cioè circa centottantacinque chilometri, il che fa pensare che si potesse effettuare nella protostoria navigazione di altura. Una tratta di tale navigazione potrebbe essere individuata nel percorso Luni-Provenza, come scrive Strabone: "dalle alture che circondano il <Portus Lunae> si possono vedere entrambi i mari, ai due lati, e una grande porzione di costa". Logico quindi che i marinai antichi tentassero di raggiungere detti punti notevoli dell'orizzonte, evitando di seguire l'arco ligure. La recente scoperta, sul crinale della Valletta di Campiglia, di megaliti che non paiono orientati verso asterismi (non riconducibili quindi all'archeoastronomia) ma che sono orientati per angoli che indicano punti della costa occidentale, fanno pensare ad un avvio di navigazione assistita e corretta dall'alto - con segnali di specchi o segnali di fumo o di fuoco o con suono di corni?- verso una direzione precisa, anche quando la visibilità non permettesse di scorgere fin dall'inizio della navigazione il Monviso o l’Argentera o i vari promontori della costa. La grande pietra, con nove coppelle, nel Persico (in lingua osca persklum = altare sacrificale – cerimonia sacra) e la grande pietra con due coppelle a ridosso del crinale della Valletta di Campiglia, inducono a ritenere che quei marinai, prima di partire, celebrassero riti propiziatori. Ci troviamo quindi di fronte ad una organizzazione completa della thalassocrazia di cui narra Strabone (V, II, 5 ) di “uomini dominatori di tanto mare per così tanto tempo”? Sembra proprio di sì, specie dopo il ritrovamento di due scritte incise nelle rocce di Navone e del Persico, che, pur nella difficoltà di attribuzione, sembravano essere una di origine etrusca e una di origine greca o messapica, ma che recentemente sono state attribuite dallo studioso Zavaroni Adolfo agli antichi Liguri (2015). Queste attribuzioni paiono spiegabili in senso temporale dal successo dei Greci di Gerone di Siracusa nella battaglia di Capo Licola, presso Cuma (474 a.C.). Con essa gli Etruschi persero il dominio del mare che porta il loro stesso nome, Tyrrenoi o Tyrsenoi, come narra Erodoto. Resta comunque aperta una questione: furono per primi gli Etruschi a navigare in altura oppure ciò veniva fatto anche da popoli precedenti ? Emergono infatti nuove scoperte che inducono a ritenere che già nel IV millennio a.C. il Mediterraneo fosse percorso in lungo e in largo dai “popoli del mare”. Durante una conferenza tenuta nella Sicilia Occidentale ho saputo del ritrovamento, presso Sciacca, in una delle grotte vulcaniche del Monte Kronio, dette “Stufe di San Calogero”, di alcuni otri contenenti grano non coltivato, nato spontaneamente in Palestina, e datato al radiocarbonio nel V millennio a.C.. Ciò fa capire che prima ancora dell'agricoltura e prima ovviamente dell’allagamento della grotta da parte di acque vulcaniche, marinai provenienti dal Mediterraneo Orientale avessero fatto approdo nella costa siciliana, mettendovi al sicuro provviste. Navigazioni ulteriori verso le coste sarde sono documentate dal ritrovamento nel Santuario di Monte d' Accodi (toponimo da agu - aguto, cioè la pietra della procreazione) presso Porto Torres, di quello che potrebbe essere uno ziqquart mesopotamico a più piani, un unicum in tutto il Mediterraneo Occidentale ed i in Europa. Una prima cella sacrificale, dipinta in ocra rossa, risulta distrutta da un incendio e la successiva, ricostruitavi sopra, venne datata al radiocarbonio attorno al 2590 a.C. Ciò prova, inequivocabilmente, e con il massimo di credibilità scientifica, che nel millennio precedente avvennero comunicazioni stabili fra la Mesopotamia e la Sardegna. E ovviamente non furono i Sardi ad andare in Mesopotamia, bensì avvenne l'inverso, durante navigazioni mirate alla ricerca del rame e dello stagno. Ciò è provato dalle analisi biogenetiche sulle popolazioni italiche, condotte dal prof. Alberto Piazza, collaboratore di Luca Cavalli Sforza, professore emerito di Genetica presso l’Università di Princeton, secondo le quali gli abitanti della Sardegna hanno sangue simile alla popolazione del Libano. Volendo peraltro ignorare una simile prova, il fatto che un solo zyqqurat sia nel Mediterraneo Occidentale e molti siano invece in Mesopotamia, farebbe giungere in via stocastica ad analoga conclusione.
Gli stessi studi del prof. Piazza dimostrano affinità genetiche fra la Liguria e la Sicilia, che spiegherebbero il perché di alcune coincidenze toponomastiche, finora considerate “accostamento non valido” :
Lerici in Liguria ( ve ne sono due, uno è presso Levanto ) ed Erice in Sicilia;
Tèllaro (da Tèllus + ara, l'ara della Dea Terra, la Grande Madre, la Mater Magna dei latini) fiume in Sicilia e località marittima in Liguria, pronunciata però Téllaro;
Segesta (da seges, le messi) in Sicilia e Segesta Tigulliorum, l’odierna Sestri Levante, citata da Plinio in Liguria;
Entella (da entelus = il fuoco sacro nelle Tavole di Gubbio) fiume in Liguria, ed Entello, monte a forma di verruca in Sicilia;
Levanzo, isola della Sicilia e Levanto, approdo costiero in Liguria, nonché Leivi-
Levasco, località elevata presso Chiavari (che si può ritenere sede della tribù ligure dei Leivi?).
Peraltro ciò era già noto agli storici antichi (anche se finora questi venivano poco creduti e considerati degli inaffidabili scrittori di favole). Ellanico di Mitilene scrive infatti nel V secolo a.C. che “gli Elimi vennero tre generazioni prima della guerra di Troia dalla Liguria in Sicilia.”.
Navigatori i Liguri? Certamente, anche se non tutti concordano in ciò, o meglio, riconoscono tale capacità in fase piuttosto tarda. Non si può infatti negare quanto scrive Tito Livio per gli Ingauni: “Fu intimata la consegna degli equipaggi e dei piloti delle navi corsare, e tutti vennero imprigionati”.
Il decemviro C. Matieno a sua volta catturò 32 navi lungo le coste Liguri che esercitavano la pirateria. Ne si può ignorare quanto scrive in proposito Strabone: “in effetti questi due popoli (Liguri e Celti) esercitano il brigantaggio in terra ed in mare e si mostrano così potenti che la rotta è appena praticabile da delle grandi armate".
Non costituiva ciò una buona ragione per credere ad una navigazione effettuata in altura, lontano dalle coste Liguri, per evitare i loro arrembaggi?
Come scrivono Posidonio e Diodoro Siculo, i Liguri erano noti per il loro coraggio e salpavano su rudimentali zattere quando c'era burrasca, mentre tutti gli altri naviganti, con le loro navi, non potevano far altro che mettersi a ridosso.
Potevano così raggiungere rapidamente la Sicilia e la Libia. L'etimologia ligure di barma = grotta, si trova infatti nella nostra isola Palmaria, nell'isola di Palmaiola (Elba) e nell'isola Palmarola (in antico anch'essa Palmaria) delle isole Pontine. Prova questa che i Liguri viaggiavano per meridiano!
Che i Liguri avessero colonizzato la Corsica è fuori di dubbio. Lo dimostra il toponimo del fiume Asco, che è prettamente ligure e significa “pozzo sacro” (secco) ove venivano gettati i resti dei sacrifici olocausti e le relative ceneri (asa-h in sanscrito, ash in inglese, asche in tedesco) - Un ulteriore elemento si è recentemente aggiunto a dimostrare che la Liguria Orientale era toccata da antiche rotte. Tre ingegneri chiavaresi (Casaretto, Campagnoli, Baudà) hanno identificato in alcuni "medaglioni" trovati in tombe femminili e conservati presso il Museo Archeologico di Chiavari, degli strumenti per il calcolo della latitudine, provenienti da Ninive (37°) e successivamente costruiti per la latitudine di Chiavari (44°).
Simili strumenti sono stati rinvenuti anche in Danimarca. L'analisi astronomica computerizzata ha consentito di datare il più antico di questi strumenti astrologici all'887 a.C. .
Dalle "Fontes Ligurum" si attinge la narrazione della navigazione effettuata lungo le coste spagnola, francese e ligure, condotta in parte sotto-costa ed in parte in altura, così come descritta nel “Periplo dello Scylax” (pseudo-Scylax): "La navigazione lungo il territorio dei Liguri da Ampurias fino al Rodano dura due giorni e una notte. Dopo il fiume Rodano abitano i Liguri fino ad Antion. In questa regione vi è la citta greca di Marsiglia con il suo porto. Anche Tauroeuis e Olbia sono colonie di Marsiglia. La navigazione lungo questo territorio dal fiume Rodano fino ad Antion dura quattro giorni e quattro notti. Dalle Colonne d'Ercole fino ad Antion tutta la regione è dotata di buoni porti. Dopo Antion abita la gente dei Tirreni fino alla città di Roma".
Antion è il nome antico di Framura. La navigazione giornaliera risulta essere stata di 60 miglia, con pernottamento a terra ogni notte.
Utilizzando la carta nautica 432 dell’Istituto Idrografico della marina è possibile controllare la lunghezza delle seguenti tratte di navigazione:
da Cabo Creus a Cabo Agde
da Cabo Agde alle foci del Rodano
dalle foci del Rodano a Cap d’Armes
da Cap d’Armes a Nizza
da Nizza a Capo Noli
da Capo Noli a Punta Mesco.
Dall'approdo di Noli la navigazione doveva avvenire in <altura> utilizzando come dromone le Alpi Apuane. In tal caso tutto il racconto dello pseudo-Scylax, finora considerato incredibile dagli storici - sia perché alcuni consideravano Anzio di Roma e non Anzio di Framura, sia perché molti ignoravano la possibilità di navigare in altura - diviene chiaro e sperimentabile da chi ancora oggi voglia dedicarsi alla navigazione a vela lungo gli antichi itinerari dei marinai greci.
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Carta Nautica 3 - DA PORTOFINO AL GOMBO -1 : 100 000
Carta Nautica 4 - DAL GOMBO AL CANALE DI PIOMBINO E ISOLE D’ELBA -
CAPRAIA - GORGONA - 1 . 100 000
Carta Nautica 115 – GOLFO DI LA SPEZIA - 1 : 25 000
Carta Nautica 432 – DAL MAR BALEARICO AL MAR TIRRENO - 1: 1 000 000
Carta Nautica 2150 - DA CAP CORSE A PUNTA DI L’ACCIUOLO - GOLFO DI
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Osservatorio Astronomico di Genova – Bollettino n. 65 del giugno 1994 – articolo
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Tito Livio – STORIA DI ROMA – LIBRI XXXIX-XL - a cura di C. Vitali – Zanichelli,
Bologna, 1973
Il settore Sud dei panorami visibili dal Golfo della Spezia
(E.Calzolari)
Il promontorio più orientale della Liguria, prospiciente le Alpi Apuane, già indicato nella cartografia di
Tolomeo : Claudii Ptolemaei – Cosmographia – Tabulae, Grafica Gutenberg, Gorle, 1975 – Tabula Sexta,
Europae, come risulta dalla copia del Codice V F. 32 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Un ingrandimento di tale porzione di costa è stato pubblicato nel volume “Lerici e il mare – Storie di
marinai, di pirati, di armatori e di naviganti – scritto dall’autore e pubblicato con Luna Editore, La Spezia,
1999, nel retrocopertina. Fra gli ottomila toponimi elencati da Tolomeo e corredati delle prime
coordinate geografiche, figura anche la Foce del fiume Magra : Latitudine 42° 50’ N – Longitudine
30° 45’ Est (da <Fontes Ligurum> pag. 6)
L’immagine della pietra-altare, fornita di nove-coppelle con coppella centrale, è pubblicata alla pagina 39
del libro dell’autore a titolo “La Comunità di Fabiano – segni, riti e miti di Indoeuropei, Celti e Ariani
sulle alture del Golfo della Spezia”, Luna Editore, La Spezia, 1994.
Golfo della Spezia – Istituto Idrografico, carta n. 115, scala 1 : 25 000
Si veda la fotografia pubblicata alla pagina 89 del volume “Magiche Cinque Terre”, Luna Editore, La
Spezia, 1999.
Sita in località Guercio, in territorio del Comune di Arcola. Si veda la scheda pubblicata nel libro “La
Spezia e il mare e il Golfo della Luna” di De Nevi P. & Senese S. , Luna Editore, La Spezia, 1997. Si veda
la scheda nel sito Internet HYPERLINK "http://www3.shiny.it/caprione" http://www3.shiny.it/caprione
Si vedano le definizioni del Glossario dei Simboli, presenti alle pagine 322 e 323 del volume di Marija
Gimbutas – Il Linguaggio della Dea – Longanesi, Milano, 1990.
Trattasi del Monte Alticcione, di m 1 139. Si confronti la carta nautica dell’Istituto Idrografico n. 2 150
“Da Cap Corse a Punta di l’Acciolu – Golfo di Saint Florent” – scala 1 : 50 300.
Si veda il Bollettino Osservatorio Astronomico di Genova, N°.65 / 1994 – articolo dell’autore, a titolo :
“Meridiane preistoriche nelle Cinque Terre?” pagg. 23-27 – Si vedano le carte nautiche dell’Istituto
Idrografico 432 “Dal Mar Balearico al Mar Tirreno” (scala 1 : 1000 000); 4 “Dal Gombo al Canale di
Piombino e Isole d’Elba - Capraia - Gorgona “ (scala 1 : 100 000); 3 “Da Portofino al Gombo” (scala
1 : 100 000).
Odetti G. - Pietra Ligure e la Val Maremola dalla preistoria alla storia – Comune di Pietra Ligure, 1996.
Fontes Ligurum, pag. 28
Fontes Ligurum, pag. 99
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Acquafredda P, Andriani T,. LorenzoniS. & Zanetin E. – Diparttimento Geomineralogico, Università di
Bari, via E. Orabona, 70125, Bari
Combourieu-Nebut N., Paterne M., Turon J.L. & Siani G. – “A high-resolution record of the last
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Voce nel “Dizionario di Toponomastica”- UTET, Torino, 1990
Strabone – Geografia (V, 2, 5)
Ancillotti & Cerri – Le Tavole di Gubbio e la Civiltà degli Umbri – Edizione Jama, Perugia, 1996
Strabon (V, 2, 5) – « tous les avantages qu’on attend d’une base navale utilisèe par des hommes ayant
imposé leur thalassocratie sur une mer aussi vaste et pendant si longtemps » - pag.63 – Géographie –
tome III – Livres V et VI – Editions Les Belles Lettres, Paris, 1967
R.A. Staccioli – Gli Etruschi –mito e realtà – Fratelli Melita, La Spezia, 1987 – pagg. 21-29.
Si veda il sito HYPERLINK "http://www.sciacca.it/LaStoria/archeologia.htm" http://www.sciacca.it/LaStoria/archeologia.htm che attinge notizie dal libro “Sciacca
Terme – Guida Turistica” di Salvatore Cantone. Si veda soprattutto il sito
httpp://www.termeitaliane.com/sicilia/sciterfi.htm, ove si legge, a proposito della frequentazione delle
grotte nel periodo Neolitico : “Questa grande rivoluzione nell’attività economica è ormai accertato che
abbia avuto luogo nei paesi del vicino Oriente (Palestina e Siria) e che ben presto i risultati abbiano
raggiunto la Sicilia lasciando traccie proprio nelle stufe”.
Proposta inedita dell’autore, derivata dagli studi del Maruotti in “Italia sacra preistorica – la
dimensione europea delle Tavole di Gubbio” ove vengono comparate le voci gaczum, catzum, lingam,
spina, cona, coni, cucno ed i “reperti conici o fallici” (pag. 102)
Guide Archeologiche U.I.S.P.P. N° 2 – Sardegna – ABACO Edizioni, Forlì, 1996, pagg. 10-17
Piazza Alberto - “L’eredità genetica dell’Italia antica” – Le Scienze n. 278/maggio 1991; Piazza Alberto
et alii – “Genetics and the Origin of European Languages – PNAS 92:5836 – 40.
Si veda la complessa produzione di libri ed articoli di Cavalli Sforza nel sito Internet
http://www.balzan.it/italiano/pb1999/cavalli/bibliografia.htm
si veda la voce “Entella” nel Dizionario di Toponomastica UTET, pag. 259
(Historia, libr.3, 7)
si veda la voce “Leivi” nel Dizionario Toponomastico UTET, pag. 349
si veda in proposito l’articolo “Il segreto dell’oracolo? Un gas allucinogeno” di Alessandro Saragosa, su
“Le Scienze”, n. 403/marzo 2002
Adragna V. – Erice – Coppola Editore, Trapani, 1986, pag. 9
Tito Livio – Storia di Roma , libri XXXIX-XL, a cura di C. Vitali, Zanichelli, Bologna, 1973, pagg. 225
Tito Livio – Storia di Roma, ibidem,pag. 227.
Strabone (Libro IV, 6, 3) – “Fontes Ligurum” pag. 28.
Vedi nota n. 11
vedi lo studio riportato alla pagina 36 del libro “La Comunità di Fabiano” dell’autore; vedi la pagina 124
del libro “Book of Irish names” di P.W. Joyce.
vedi la voce di Glossario “Marinasco” in "La Comunità di Fabiano-segni, riti e miti di Indoeuropei, Celti
e Ariani sulle alture del Golfo della Spezia- Lunaeditore, La Spezia, 1994.
si veda l'articolo di Ada Lorini nel giornale "Il Secolo XIX" del 28.03.2001.
« Fontes Ligurum » - Scylax Cariand. (pseudo) – pagg. 85 - 86
trattasi di Anzio o Anzo di Framura e non di Anzio di Roma, entrambi toponimi di origine etrusca da
antion = confine. Il passo deve leggersi come indicazione che la gente dei Tirreni viveva nel litorale fra i
due Anzio, di Framura a nord, e di Roma a sud.
Termine di derivazione greca, da drymos, quercia , indicante un palo di legno che serve da segnale. Si veda
nel “Vocabolario Etimologico” di Ottorino Pianigiani la voce “dromo”