Il saluto ai fanalisti e la memoria dei marinai periti a Capo Matapan.
Mentre ero imbarcato sulla petroliera, nei viaggi di ritorno dai terminali petroliferi dove veniva caricato il petrolio iracheno, cioè i “campi boe” di Sidone e Tripoli di Soria in Libano e di Banias in Siria, la nave seguiva una rotta insolita, ove non si incontrava mai nessuna altra petroliera. Questa rotta era stata calcolata, sulle carte nautiche, come la più breve rispetto agli standard utilizzati nei contratti marittimi. Capii poi che era una “creatività” della esperienza dello zio comandante, che si divertiva con una petroliera carica come fosse una navigazione di piacere su un grande yacht da miliardari, ma risparmiando tonnellate di carburante. Questa rotta dirigeva verso Nord, lungo la costa della bellissima Cipro, per doppiare le Klides Islands, a fronte della Turchia, davanti ad Iskenderum. Doppiato Capo Klides, la rotta entrava nel Mar Egeo, e, pressoché per parallelo, si avvicinava all’isola di Rodi, passava nel canale di Karpatos (Scarpanto), quindi attraversava lo stretto fra Kythera e Andikytera (Cerigo e Cerigotto) per rientrare in Mediterraneo. Nell’attraversare quei luoghi, riecheggiavano le storie della civiltà greca e le radici della nostra civiltà mediterranea. Evidentemente allo zio comandante piaceva questa libertà di navigazione, giustificata con il risparmio di carburante, ma misconosciuta dagli altri comandanti, o evitata perché richiedeva una continua attenzione nella navigazione, a causa delle correnti interne, ed a causa del piccolo naviglio che si poteva incontrare sulla rotta. In quella navigazione si doveva fare il punto nave ogni quarto d’ora, si doveva sempre controllare lo scandaglio, l’attenzione era massima, ma era una grande soddisfazione passare a salutare a braccia i fanalisti! In ogni momento in cui bisognava cambiare carta di navigazione o cambiare rotta, il comandante doveva essere chiamato sul ponte. Non era detto che poi egli venisse. Ciò dipendeva dalla fiducia che egli aveva sui vari ufficiali. Essendo io molto attento a ciò che avveniva sulla nave, ero riuscito a capire che, in ogni momento, egli seguiva la navigazione dagli oblò della sua cabina, giudicando “ad occhio” dove era la nave e che rotta stava seguendo. Ciò derivava ovviamente dalla grande conoscenza dei luoghi attraversati. Una volta, infatti, non ero di guardia ma stavo pitturando in coperta. Fui chiamato dal marinaio a presentarmi in cabina dal comandante. Mi fu chiesto di pulirmi, cambiarmi , e di andare in controplancia per capire quale carta di navigazione fosse stata estratta. Riferii e venne fuori l’errore del Terzo Ufficiale. Terminato il turno di guardia il Terzo Ufficiale fu chiamato a rapporto e fu “arronzato” per non aver seguito le direttive impartite per quella navigazione sotto costa, temuta dai nuovi ufficiale che venivano imbarcati e che mai erano stati impegnati in simili navigazioni in acque ristrette. Ovvio che navigando in simili situazioni, le capacità professionali si affinavano. Anch’io imparavo molto nella condotta della navigazione, e potei utilizzare queste conoscenze nell’analisi dei sinistri marittimi che dovetti fare mentre prestavo servizio nella Capitaneria di Porto di Venezia.
Nell’uscire da quella navigazione interna, la nave doveva attraversare la zona di Capo Matapan, ove si era svolta la più nefasta battaglia navale della Regia Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Churchill, alla Camera, subito dopo la vittoria inglese, disse che “la flotta italiana era stata stracciata” e poi scrisse che Matapan fu la “più grande battaglia navale dopo Trafalgar”. L’ammiraglio Cunningham, da uomo di mare che ha a cuore i marinai sottoposti, scrisse nella sue memorie che Matapan fu “una triste storia per gli Italiani”. Lo zio comandante, avendo combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, ogni volta che si entrava in quel tratto di mare, ricordava a chi era in plancia questo tragico evento, in cui avevano perso la vita 2331 marinai, fra cui alcuni lericini di sua conoscenza. Si consideri che gli Inglesi avevano salvato e fatto prigionieri 77 ufficiali e 1.015 marinai.
Nell’uscire da quella navigazione interna, la nave doveva attraversare la zona di Capo Matapan, ove si era svolta la più nefasta battaglia navale della Regia Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Churchill, alla Camera, subito dopo la vittoria inglese, disse che “la flotta italiana era stata stracciata” e poi scrisse che Matapan fu la “più grande battaglia navale dopo Trafalgar”. L’ammiraglio Cunningham, da uomo di mare che ha a cuore i marinai sottoposti, scrisse nella sue memorie che Matapan fu “una triste storia per gli Italiani”. Lo zio comandante, avendo combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, ogni volta che si entrava in quel tratto di mare, ricordava a chi era in plancia questo tragico evento, in cui avevano perso la vita 2331 marinai, fra cui alcuni lericini di sua conoscenza. Si consideri che gli Inglesi avevano salvato e fatto prigionieri 77 ufficiali e 1.015 marinai.