La PIU' recente pubblicazione DI ENRICO CALZOLARI sui toponimi.
È stato pubblicato il mio libro “San Terenzo al Mare – I preziosi toponimi e il Ciclo Carolingio”- Edizioni Cinque Terre, La Spezia. Lo studio si avvale di molte fonti, fra cui un “Catasto” disponibile presso l’Archivio di Stato della Spezia, classificato come del 1690, ma che invece, da una più attenta lettura, dovrebbe essere ascritto al 1609, assumendo così una maggior importanza storica. Fra i vari toponimi relativi a terreni di proprietà di famiglie di San Terenzo, ne sono emersi sei di enorme importanza per la ricerca storica.
Si tratta di cinque terreni denominati Vale de Lanciloto, con diverse varianti relative alle lettere doppie, e di uno denominato Vale de Lanzeroto (Ciclo Arturiano o di Re Artù), comunque legati ai miti cavallereschi del Medioevo. Questa documentazione offre la conferma agli studi già fatti in passato sui toponimi relativi al mito di Orlando (Ciclo Carolingio) che annoveravano i due toponimi santerenzini “Scogio d’Orlando” e “Monte d’Orlando”, assieme agli altri, rinvenuti sul mare, quali lo “strunzo d’Orlando” di Piombino, Capo d’Orlando in Sicilia e il colpo di spada di Orlando in Capo Sant’Elia (Cagliari). La mostra itinerante di questi elementi, organizzata dal Centro Etnografico del Comune di Ferrara, ha toccato molte città italiane e francesi, è stata presentata a Carcassonne il 31 ottobre 1989 ed è arrivata poi fino a Parigi. Questa nuova documentazione diviene importantissima per capire come non si possa più considerare una fantasia di contadini, o di pescatori, la creazione dei suddetti toponimi, ed inoltre offre la conferma storica di quanto scrive il Canonico Gonetta circa i modi di dire di Lerici.
Egli annota infatti il detto “testa di Baiardo”. Perché è importante questo modo di dire? Come si coniuga con la memoria orale e ora con la documentazione scritta di San Terenzo? Perché Baiardo è il cavallo baio del Paladino Rinaldo, cavallo dotato di qualità straordinarie, capace di partecipare attivamente alla battaglia, capace di allungarsi per portare tutti quattro i figli del cavaliere Aimone, capace addirittura di intelligenza simile all’uomo. L’insieme coordinato di questi elementi, provenienti da diversi canali, offre una certezza storica sulla conoscenza popolare dei temi del Ciclo Carolingio e del Ciclo Arturiano nella nostra costa.
Orlando è l’eroe, il paladino del Cristianesimo, il prototipo di eroe casto, austero, devoto al dovere, nato nel 736 e morto nel 778 nella gola di Roncisvalle per difendere con i suoi compagni le retrovie dell’esercito di Carlo Magno. Nel Medioevo le sue gesta sono state tramandate in Spagna, in Francia ed in Italia. La memoria delle sue gesta sono state compenetrate con l’universo poietico di un gigante che ha lasciato nei vari territori tracce indelebile e sovrumane.
In Italia queste tracce si trovano nei territori contrassegnati dalla Tradizione dei Maggi Drammatici (Emilia, Liguria) dalla Tradizione dei Poeti a Braccio (Toscana, Marche, Lazio) dalla Tradizione dei Cantarinaldi e dei Pupi (Campania, Puglia) e dalla Tradizione dei Pupi (Sicilia). Perfezionando la diffusione di questa prima raccolta di dati, potranno esserne segnalati altri, che nobilitano la storia del nostro paese. Come sia avvenuto che nel mondo poietico santerenzino si sia aggiunta la valenza del ciclo arturiano è cosa che dovrà essere oggetto di nuove ricerche. In ogni modo ne nobilita il “genius loci”.
Si tratta di cinque terreni denominati Vale de Lanciloto, con diverse varianti relative alle lettere doppie, e di uno denominato Vale de Lanzeroto (Ciclo Arturiano o di Re Artù), comunque legati ai miti cavallereschi del Medioevo. Questa documentazione offre la conferma agli studi già fatti in passato sui toponimi relativi al mito di Orlando (Ciclo Carolingio) che annoveravano i due toponimi santerenzini “Scogio d’Orlando” e “Monte d’Orlando”, assieme agli altri, rinvenuti sul mare, quali lo “strunzo d’Orlando” di Piombino, Capo d’Orlando in Sicilia e il colpo di spada di Orlando in Capo Sant’Elia (Cagliari). La mostra itinerante di questi elementi, organizzata dal Centro Etnografico del Comune di Ferrara, ha toccato molte città italiane e francesi, è stata presentata a Carcassonne il 31 ottobre 1989 ed è arrivata poi fino a Parigi. Questa nuova documentazione diviene importantissima per capire come non si possa più considerare una fantasia di contadini, o di pescatori, la creazione dei suddetti toponimi, ed inoltre offre la conferma storica di quanto scrive il Canonico Gonetta circa i modi di dire di Lerici.
Egli annota infatti il detto “testa di Baiardo”. Perché è importante questo modo di dire? Come si coniuga con la memoria orale e ora con la documentazione scritta di San Terenzo? Perché Baiardo è il cavallo baio del Paladino Rinaldo, cavallo dotato di qualità straordinarie, capace di partecipare attivamente alla battaglia, capace di allungarsi per portare tutti quattro i figli del cavaliere Aimone, capace addirittura di intelligenza simile all’uomo. L’insieme coordinato di questi elementi, provenienti da diversi canali, offre una certezza storica sulla conoscenza popolare dei temi del Ciclo Carolingio e del Ciclo Arturiano nella nostra costa.
Orlando è l’eroe, il paladino del Cristianesimo, il prototipo di eroe casto, austero, devoto al dovere, nato nel 736 e morto nel 778 nella gola di Roncisvalle per difendere con i suoi compagni le retrovie dell’esercito di Carlo Magno. Nel Medioevo le sue gesta sono state tramandate in Spagna, in Francia ed in Italia. La memoria delle sue gesta sono state compenetrate con l’universo poietico di un gigante che ha lasciato nei vari territori tracce indelebile e sovrumane.
In Italia queste tracce si trovano nei territori contrassegnati dalla Tradizione dei Maggi Drammatici (Emilia, Liguria) dalla Tradizione dei Poeti a Braccio (Toscana, Marche, Lazio) dalla Tradizione dei Cantarinaldi e dei Pupi (Campania, Puglia) e dalla Tradizione dei Pupi (Sicilia). Perfezionando la diffusione di questa prima raccolta di dati, potranno esserne segnalati altri, che nobilitano la storia del nostro paese. Come sia avvenuto che nel mondo poietico santerenzino si sia aggiunta la valenza del ciclo arturiano è cosa che dovrà essere oggetto di nuove ricerche. In ogni modo ne nobilita il “genius loci”.