I Celti nella lunigiana storica e la loro influenza sul dialetto ligure.
Dove è nato l’intercalare “belin”?
Si crede che l’intercalare “belin” sia nato a Genova, e di qui si sia irradiato in varie zone contigue. Valga ad esempio il ritrovare in Oltregiogo il toponimo Cascine Veleno, ovviamente non derivato dal veleno, ma da Beleno. Essendo la divinità celtica Belemnos – Beleno – Belano inerente allo “Splendente”, cioè la divinità dalla Luce (bhel – luce in proto-indoeruopeo) e quindi al Sole, sarebbe dunque da verificare ove la presenza celtica abbia lasciato le tracce più consistenti. Indubbiamente la Lunigiana può essere indicata come la terra più ricca di elementi inerenti alla celticità, prima di tutti le statue-stele. Volendo però evitare le dispute su questi manufatti, difficilmente comprensibili se non si entra nella dinamica delle pietre frequenziate, la più bella valenza celtica della Lunigiana è costituita dalla spada della necropoli di Ameglia, presentata in esposizione alla mostra sui Celti, tenutasi a Venezia, Palazzo Grassi, nel 1991 (elemento 225 del Catalogo Bompiani). Nell’estate del 1992 veniva scoperta dal geometra lericino Francesco Ginocchio una statua-stele atipica, attribuita al V secolo a.C. (Gervasini & Maggiani – La stele di Lerici e l’Oplismos dei Liguri in età arcaica – STUDI ETRUSCHI, LXIII, 1998). Il principe guerriero presentava due giavellotti di derivazione Halstattiana e lo spadone celtico ad antenne ricurve. Oltre a questi due importantissimi reperti, la Lunigiana possiede un numero elevato di toponimi aventi una radice celtica. Fino al 1989 i glottologi delle Università di Genova e di Pisa non avevano creduto alla presenza di toponimi di origine celtica in Lunigiana. Per superare questo ostacolo culturale avevo inviato a Dublino, tramite ambasciata, una lista di quattordici radici di toponimi, ipotizzandone l’origine celtica. La risposta fu positiva. Nel catalogo della Mostra di Palazzo Grassi (stampato nel marzo 1991) e non nei grandi pannelli esplicativi della mostra, si è finalmente potuto leggere che nel III secolo a.C. si “attesta l’interesse dei Boi per una direttrice occidentale che, attraverso il territorio dei Liguri, immetteva dalla Padana all’alto Tirreno attraverso la Lunigiana”, ed ancora che vie era stata “o l’adozione dell’armamento celtico da parte dei Liguri o l’inserimento dei Celti nel mondo locale o entrambe le cose”. Effettuando degli esperimenti di canalizzazioni con medium presso l’ara di Monte Grosso (Sentiero n° 1 CAI delle Cinque Terre) erano state ricevute alcune frasi, ed era emerso anche il termine “belem”: eitenach…ruach…belem…momach…brach…uanda
I toponimi celtici finora identificati in Lunigiana sono i seguenti:
awa acqua – da cui il toponimo Avenza
Beleno belenos asa, ara del dio Beleno, area sacra – da cui il toponimo Belaso (Ponzano)
bram pietra fallica – in Sanscrito la voce bhram significa girare intorno – danzare e corrisponde quindi semanticamente alla voce etrusca ziri cioè il toponimo Zeri – da cui i due toponimi Bramapan della Spezia, i Monti Branzi di lerici e la caverna dell’Appeninio Tosco Emiliano denominata Teccia di Pram-bram
briga sorgente Brigola
cabhan da cui i cavanei (tholos) cioè le costruzioni rotonde a pietre aggettate – il cognome Cabano
cairn–karn cairn + binus – due pietre – da cui il toponimo Monte Canarbino (Arcola – Lerici)
carru-dunum vallo fortificato con terra e pietre – da cui i toponimi Carrodano - Carro
cashel luogo rotondo – da cui i toponimi Casella – Fontana di Casella (Lerici)
ceallach battaglia – da cui il toponimo Costa Celle in Ameglia, sopra la necropoli di Cafaggio
cruach passaggio in alto fra i massi – da cui i toponimi Monte Croce (Fabiano) – Cento Croci (ken cruach - Passo del Cerreto ) – Passo di Cento Croci (val di Vara) - approdo di Cento Croci (Pertusola di Lerici)
cumba valle sinclinale – da cui i toponimi Nebbia Colomba (nebla cumba - valle del sambuco) in Falconara di San Terenzo – Guercia Colomba (in antico cercia cumba, cioè valle delle querce) Pugliola – Combara (Tellaro) ed i cognomi Nebia Colomba – Nebbia Colombo di Lerici – Pitelli – San Terernzo
dewa doppia acqua corrente – due fiumi - da cui il toponimo Deiva
faddan lungo-lunga - da cui il toponimo di Ameglia Fonte Fada (fonte in caverna lunga)
fert trincea, fosso, tomba - canale di Freddana (Caprione)
gar cespugli – macchia - gariga – da cui i toponimi Garana – Garane (La Serra di Lerici)
gora acqua corrente – da cui i toponimi torrente Gora – Gorasco
gort-na-poll sorgente - da cui il toponimo Gorte (Lerici) oggi meglio noto come Redarca (dal Latino Rivus de aqua)
loop inghiottitoio - da cui i toponimi Fonte di Bocca Lupara (Pegazzano) – Fosso del lupo
lynn – linn acqua che scorre leggera - da cui i toponimi dialettali di Lerici canae der lin – bozo dar lin
magh campo - da cui il toponimo Mago (La Serra di Lerici)
mahad passo elevato – da cui il toponimo Monte Matto (sopra Bagnone)
meglios i principi – sovrapposizione nel toponimo di derivazione paleo-umbra Ameglia (da ahmei stahamei stameltei cioè “da lì vedrai sotto di te una grande distesa”) da non confondersi con Amelia dell’Umbria, che non è stata contaminata dalla voce celtica.
mullach-na-ndealgh la cima del luogo degli arbusti spinosi – da cui il toponimo Mulazzo
nawee luogo bello o luogo d’incontro – da cui il toponimo Nave (Sarzana)
pwll laghetto in quota – da cui i toponimi Prato Pilla, oggi Prato Spilla, e Pillora (Fabiano)
skeir-na luogo delle rocce – da cui i toponimi Scornia di Lerici e Schiara della Spezia. Il termine skarn è oggi un termine minerario di origine scandinava e sta a significare rocce metamorfiche di contatto che contengono spesso minerali.
tar-tarf il toro, o colore nero? - da cui il toponimo Tarlacqua
turlach lago che si secca in estate - da cui il toponimo Turlago
var acqua seguendo la quale si raggiunge il mare (Celtico) – acqua che scorre veloce facendo spuma (Vascone) – da cui il fiume Vara
vert briglia del fiume – da cui il fiume Verde (Pontremoli)
Importante è la presenza a Fabiano dei due toponimi dialettali antichi Bugi Bené e Bugi Belé (detti anche Bugi di qua – Bugi di là) in un’area vicina al Bacino Grande di Manovra del Regio Arsenale, in cui sono state trovate le prime grandi statue-menhir, poi scomparse, a una profondità di dodici metri, con un cranio umano dolicocefalo, ossa di cervo, cinghiale, capra e una grande quantità di ostriche. Si trattava evidentemente di un’area sacra posizionata davanti al mare, forse per impetrare che il mare non continuasse a salire (attorno al 20.000 a.C. il livello del mare era più basso di 110-120 metri). Statue-menhir aventi lo stesso simbolo del torque sono state rinvenute in Francia, sia in Comune di Clamart (Seine) sia nel Bois de Bellée (Boury – Oise). Quest’ultimo toponimo richiama chiaramente il Beleno e nello stesso tempo contiene lo stretto riferimento formale del simbolo ad U, per cui si rafforza in termini del Teorema di Bayes sulle probabilità composte, l’attribuzione celtica dell’insieme. Si veda l’articolo di Augusto Cesare Ambrosi a titolo “Sulle statue-stele La Spezia I, II trovate durante la costruzione dell’Arsenale Militare”(1886) estratto dal 2Giornale Storico della Lunigiana” del 1971/72.
Anche a Genova si notano alcuni toponimi celtici, fra cui il perfetto toponimo Vindupale , studiato dalla insigne glottologa Giulia Petracco Sicardi, ma non possono eguagliare la ricchezza di quelli di Lunigiana. In Val di Vara, a Sesta Godano, si ripeteva ancora, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la cerimonia di bruciare l’albero con le chiome racchiuse nelle frasche, cioè una cerimonia che richiama il film “The Wicker Man”, il bruciare il manichino di vimini, reminiscenza del bruciare i nemici catturati o i condannati in una cesta di vimini posta sopra l’albero.
Si crede che l’intercalare “belin” sia nato a Genova, e di qui si sia irradiato in varie zone contigue. Valga ad esempio il ritrovare in Oltregiogo il toponimo Cascine Veleno, ovviamente non derivato dal veleno, ma da Beleno. Essendo la divinità celtica Belemnos – Beleno – Belano inerente allo “Splendente”, cioè la divinità dalla Luce (bhel – luce in proto-indoeruopeo) e quindi al Sole, sarebbe dunque da verificare ove la presenza celtica abbia lasciato le tracce più consistenti. Indubbiamente la Lunigiana può essere indicata come la terra più ricca di elementi inerenti alla celticità, prima di tutti le statue-stele. Volendo però evitare le dispute su questi manufatti, difficilmente comprensibili se non si entra nella dinamica delle pietre frequenziate, la più bella valenza celtica della Lunigiana è costituita dalla spada della necropoli di Ameglia, presentata in esposizione alla mostra sui Celti, tenutasi a Venezia, Palazzo Grassi, nel 1991 (elemento 225 del Catalogo Bompiani). Nell’estate del 1992 veniva scoperta dal geometra lericino Francesco Ginocchio una statua-stele atipica, attribuita al V secolo a.C. (Gervasini & Maggiani – La stele di Lerici e l’Oplismos dei Liguri in età arcaica – STUDI ETRUSCHI, LXIII, 1998). Il principe guerriero presentava due giavellotti di derivazione Halstattiana e lo spadone celtico ad antenne ricurve. Oltre a questi due importantissimi reperti, la Lunigiana possiede un numero elevato di toponimi aventi una radice celtica. Fino al 1989 i glottologi delle Università di Genova e di Pisa non avevano creduto alla presenza di toponimi di origine celtica in Lunigiana. Per superare questo ostacolo culturale avevo inviato a Dublino, tramite ambasciata, una lista di quattordici radici di toponimi, ipotizzandone l’origine celtica. La risposta fu positiva. Nel catalogo della Mostra di Palazzo Grassi (stampato nel marzo 1991) e non nei grandi pannelli esplicativi della mostra, si è finalmente potuto leggere che nel III secolo a.C. si “attesta l’interesse dei Boi per una direttrice occidentale che, attraverso il territorio dei Liguri, immetteva dalla Padana all’alto Tirreno attraverso la Lunigiana”, ed ancora che vie era stata “o l’adozione dell’armamento celtico da parte dei Liguri o l’inserimento dei Celti nel mondo locale o entrambe le cose”. Effettuando degli esperimenti di canalizzazioni con medium presso l’ara di Monte Grosso (Sentiero n° 1 CAI delle Cinque Terre) erano state ricevute alcune frasi, ed era emerso anche il termine “belem”: eitenach…ruach…belem…momach…brach…uanda
I toponimi celtici finora identificati in Lunigiana sono i seguenti:
awa acqua – da cui il toponimo Avenza
Beleno belenos asa, ara del dio Beleno, area sacra – da cui il toponimo Belaso (Ponzano)
bram pietra fallica – in Sanscrito la voce bhram significa girare intorno – danzare e corrisponde quindi semanticamente alla voce etrusca ziri cioè il toponimo Zeri – da cui i due toponimi Bramapan della Spezia, i Monti Branzi di lerici e la caverna dell’Appeninio Tosco Emiliano denominata Teccia di Pram-bram
briga sorgente Brigola
cabhan da cui i cavanei (tholos) cioè le costruzioni rotonde a pietre aggettate – il cognome Cabano
cairn–karn cairn + binus – due pietre – da cui il toponimo Monte Canarbino (Arcola – Lerici)
carru-dunum vallo fortificato con terra e pietre – da cui i toponimi Carrodano - Carro
cashel luogo rotondo – da cui i toponimi Casella – Fontana di Casella (Lerici)
ceallach battaglia – da cui il toponimo Costa Celle in Ameglia, sopra la necropoli di Cafaggio
cruach passaggio in alto fra i massi – da cui i toponimi Monte Croce (Fabiano) – Cento Croci (ken cruach - Passo del Cerreto ) – Passo di Cento Croci (val di Vara) - approdo di Cento Croci (Pertusola di Lerici)
cumba valle sinclinale – da cui i toponimi Nebbia Colomba (nebla cumba - valle del sambuco) in Falconara di San Terenzo – Guercia Colomba (in antico cercia cumba, cioè valle delle querce) Pugliola – Combara (Tellaro) ed i cognomi Nebia Colomba – Nebbia Colombo di Lerici – Pitelli – San Terernzo
dewa doppia acqua corrente – due fiumi - da cui il toponimo Deiva
faddan lungo-lunga - da cui il toponimo di Ameglia Fonte Fada (fonte in caverna lunga)
fert trincea, fosso, tomba - canale di Freddana (Caprione)
gar cespugli – macchia - gariga – da cui i toponimi Garana – Garane (La Serra di Lerici)
gora acqua corrente – da cui i toponimi torrente Gora – Gorasco
gort-na-poll sorgente - da cui il toponimo Gorte (Lerici) oggi meglio noto come Redarca (dal Latino Rivus de aqua)
loop inghiottitoio - da cui i toponimi Fonte di Bocca Lupara (Pegazzano) – Fosso del lupo
lynn – linn acqua che scorre leggera - da cui i toponimi dialettali di Lerici canae der lin – bozo dar lin
magh campo - da cui il toponimo Mago (La Serra di Lerici)
mahad passo elevato – da cui il toponimo Monte Matto (sopra Bagnone)
meglios i principi – sovrapposizione nel toponimo di derivazione paleo-umbra Ameglia (da ahmei stahamei stameltei cioè “da lì vedrai sotto di te una grande distesa”) da non confondersi con Amelia dell’Umbria, che non è stata contaminata dalla voce celtica.
mullach-na-ndealgh la cima del luogo degli arbusti spinosi – da cui il toponimo Mulazzo
nawee luogo bello o luogo d’incontro – da cui il toponimo Nave (Sarzana)
pwll laghetto in quota – da cui i toponimi Prato Pilla, oggi Prato Spilla, e Pillora (Fabiano)
skeir-na luogo delle rocce – da cui i toponimi Scornia di Lerici e Schiara della Spezia. Il termine skarn è oggi un termine minerario di origine scandinava e sta a significare rocce metamorfiche di contatto che contengono spesso minerali.
tar-tarf il toro, o colore nero? - da cui il toponimo Tarlacqua
turlach lago che si secca in estate - da cui il toponimo Turlago
var acqua seguendo la quale si raggiunge il mare (Celtico) – acqua che scorre veloce facendo spuma (Vascone) – da cui il fiume Vara
vert briglia del fiume – da cui il fiume Verde (Pontremoli)
Importante è la presenza a Fabiano dei due toponimi dialettali antichi Bugi Bené e Bugi Belé (detti anche Bugi di qua – Bugi di là) in un’area vicina al Bacino Grande di Manovra del Regio Arsenale, in cui sono state trovate le prime grandi statue-menhir, poi scomparse, a una profondità di dodici metri, con un cranio umano dolicocefalo, ossa di cervo, cinghiale, capra e una grande quantità di ostriche. Si trattava evidentemente di un’area sacra posizionata davanti al mare, forse per impetrare che il mare non continuasse a salire (attorno al 20.000 a.C. il livello del mare era più basso di 110-120 metri). Statue-menhir aventi lo stesso simbolo del torque sono state rinvenute in Francia, sia in Comune di Clamart (Seine) sia nel Bois de Bellée (Boury – Oise). Quest’ultimo toponimo richiama chiaramente il Beleno e nello stesso tempo contiene lo stretto riferimento formale del simbolo ad U, per cui si rafforza in termini del Teorema di Bayes sulle probabilità composte, l’attribuzione celtica dell’insieme. Si veda l’articolo di Augusto Cesare Ambrosi a titolo “Sulle statue-stele La Spezia I, II trovate durante la costruzione dell’Arsenale Militare”(1886) estratto dal 2Giornale Storico della Lunigiana” del 1971/72.
Anche a Genova si notano alcuni toponimi celtici, fra cui il perfetto toponimo Vindupale , studiato dalla insigne glottologa Giulia Petracco Sicardi, ma non possono eguagliare la ricchezza di quelli di Lunigiana. In Val di Vara, a Sesta Godano, si ripeteva ancora, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la cerimonia di bruciare l’albero con le chiome racchiuse nelle frasche, cioè una cerimonia che richiama il film “The Wicker Man”, il bruciare il manichino di vimini, reminiscenza del bruciare i nemici catturati o i condannati in una cesta di vimini posta sopra l’albero.